Translate

21 aprile 2019

La chioma della donna angelo (epoca vittoriana 1) - Capellomanie Storiche




I capelli sono la corona di una donna

Questa massima coniata in epoca vittoriana è emblematica del grande cambiamento che attraversò la cosmesi nell'Inghilterra della regina Vittoria.
Il 1800 infatti è stato il secolo all'ordine della capellitudine. In contrasto con i tempi che l'avevano preceduto, la cura dei capelli si spinge in direzione della semplicità, del naturale e soprattutto verso l'ideale di una chioma bella, lunghissima e sana.
Fu in questo periodo che sono nate buona parte delle sane abitudini che adottiamo ancora oggi per quanto riguarda la cura dei capelli.
Con questo primo articolo inauguriamo una serie di appuntamenti sulle Capellomanie Storiche dedicati interamente all'epoca vittoriana e alle abitudini tricologiche nate in questo periodo.



L'ideale estetico della donna angelo


Nell'immaginario vittoriano la donna è l'angelo del focolare, e in quanto tale deve rispondere a tutta una serie di canoni estetici e comportamentali ben precisi.
Senza addentrarci in tematiche sociologiche riguardo questi canoni (decisamente sessisti e costrittivi), limitiamoci a valutare il fattore tricologico di questo ideale: la donna angelo ha una chioma fluente, lucente e lunghissima, ma soprattutto sana.
La lunghezza della capigliatura era spesso oggetto di competizione tra le donne (soprattutto le più giovani), e quelle donne cui la natura non aveva elargito una chioma folta e forte, rimpinguavano le dimensioni della loro chioma ricorrendo ad aggiunte posticce di capelli veri già intrecciati, arricciati o acconciati, che potevano essere applicati alla chioma con forcine, pettini e spilloni.
La donna vittoriana non tagliava mai i suoi capelli, i quali venivano recisi solo in caso di grave malattia, per questo motivo capelli molto lunghi divennero anche sinonimo di buona salute.
Questo presupponeva che le donne vittoriane dedicassero molto tempo e cure ai capelli, in un modo del tutto inedito rispetto al passato, in cui ci si era limitati ad acconciarli senza preoccuparsi minimamente della loro salute, e anzi ricorrendo a parrucche e posticci anche quando non ce ne era bisogno, pratica che, di fatto, favoriva la perdita definitiva dei capelli precocemente.



Cure tricologiche vittoriane


In questo secolo nascono i fondamenti della cura del capello, molti dei quali sono utilizzati tutt'oggi per garantire la salute e la crescita della capigliatura. Molte di esse, quando sono nate, erano soltanto degli abbozzi grezzi, influenzati comunque dal differente concetto di igiene e dalle carenze tecnologiche del tempo.
Andiamo comunque a scoprirle in breve per farci un'idea più chiara:

Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire

In molti conoscono questa massima grazie (purtroppo) a un romanzo terribile e indegno di essere definito romanzo di diversi anni fa, ma in realtà si tratta di una raccomandazione vittoriana perdurata fino a noi e ripetuta a molte di noi dalle nostre nonne. In precedenza, infatti, ci si preoccupava di districare i capelli, ma solo in epoca vittoriana nasce la necessità impellente di spazzolarli e si comprende l'essenziale utilità di una sana spazzolata a fine giornata.
Spazzolare i capelli ha una duplice funzione: eliminare polvere e impurità che si sono depositate sui capelli durante la giornata e distribuire il sebo che si produce in radice lungo le lunghezze fino alle punte.
Il passaggio della spazzola favorisce la chiusura delle cuticole, rendendo il capello più resistente e lucido. La distribuzione del sebo riduce l'accumulo in cute e quindi la conseguente occlusione dei bulbi piliferi, e nel contempo va a isolare le lunghezze in una sorta di leave-in naturale (anche se non proprio igienico e profumato). La scelta di cento precisi colpi di spazzola non è casuale, infatti è questa la media di passaggi necessaria affinché la spazzola svolga al meglio il proprio lavoro e i capelli risultino quindi anche ammorbiditi e disciplinati.


Unto è bello

In epoca vittoriana il concetto di igiene era decisamente diverso da quello che abbiamo attualmente (basti pensare che all'inizio del 1800 non si conosceva ancora l'esistenza dei batteri e si credeva che le malattie fossero portate dall'acqua e dall'aria), per cui i capelli venivano lavati molto raramente, e ovviamente anche la differenza di classe sociale incideva.
Le donne nobili o benestanti lavavano i capelli all'incirca una volta al mese oppure ogni venti giorni, mentre le donne più povere, passavano l'intero inverno senza lavare i capelli, in quanto dovevano farlo al fiume e rischiavano di prendersi un accidenti.
Il problema che ci facciamo noi oggi, comunque, di avere i capelli unti, per i vittoriani non sussisteva, in quanto il sebo era considerato un elemento positivo per la protezione dei capelli, e quello che noi oggi chiamiamo unto e sporco per loro era motivo di vanto in quanto il sebo tende a rendere i capelli più pesanti e "lucidi".
Per una donna vittoriana, dunque, avere i capelli unti era un pregio, a differenza di oggi. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, poi, una capellona vittoriana si impegnava molto affinché questo sebo potesse distribuirsi uniformemente su tutta la chioma così da renderla lucente e corposa dalle radici alle punte.


Shampoo all'uovo

Lo shampoo è una pratica che nasce proprio in questo periodo, in quanto nei secoli precedenti ci si limitava a sciacquare i capelli con acque profumate o peggio ad "asciugarli" dal sebo ricorrendo a shampoo a secco a base di talco e ciprie.
L'ingrediente fondamentale degli shampoo casalinghi vittoriani è l'uovo. Per il principio che grasso scioglie grasso, infatti, questo ingrediente è in grado di rimuovere la sporcizia che si accumula sui capelli.
Si poteva utilizzare l'uovo intero, ma più di frequente si prediligeva l'uso del solo tuorlo (che ha proprietà proteinizzanti, ammorbidenti e condizionanti), e questo spiega l'esistenza di tante ricette del tempo a base di sole chiare d'uovo... dovevano pur riciclarle in qualche modo.
Riesco a immaginare i vostri nasi che si arricciano all'idea del terribile odore di uova che queste donne si portavano in testa dopo uno shampoo. La realtà però smentisce questa paura.
Lo shampuovo veniva realizzato utilizzando uova freschissime (deposte quel giorno stesso) che non sono ancora andate incontro ai processi ossidativi tipici delle uova di filiera che acquistiamo al supermercato (che sono vecchie di almeno uno o due giorni, ma la cui "freschezza" viene preservata mediante la refrigerazione durante il trasporto), per cui non rilasciavano il classico odore "ferroso" che riconosciamo oggi alle uova industriali.
Oltretutto le galline al tempo erano allevate all'aperto e nutrite con granaglie ed erbe, per cui il loro stato di salute era nettamente superiore rispetto a quello delle galline stipate come sardine negli allevamenti intensivi di oggi (motivo per cui, per salute, per sapore e per etica, vi invito ad acquistare le uova da allevamenti all'aperto o da piccoli produttori che allevano le galline in condizioni di vita etologicamente più rispettose, ne guadagnerete in serenità di coscienza e in benessere, e vi risparmierete tanta fatica per rimuovere la puzza di uovo dalle padelle).



La ricetta per lo shampoo, inoltre, non prevedeva l'uso del solo uovo, ma di componenti alcoliche come vino o suoi derivati (come l'aceto o il cognac) o la birra, e in taluni casi il succo di limone. L'alcol presente in queste bevande eliminava del tutto eventuali residui dell'odore del tuorlo e contribuiva a lucidare e ammorbidire i capelli.
L'uso dell'uovo, comunque, garantiva un rinforzo periodico dei capelli, in quanto questo ingrediente ha proprietà proteinizzanti quando viene lasciato in posa, e lo shampoo vittoriano si basava sull'applicazione di un preparato che restava in posa dai 45 minuti alle tre ore.
Il rituale dello shampoo veniva completato chiudendo il risciacquo con acque vegetali che profumavano, lucidavano e nel contempo miglioravano le condizioni generali della chioma.
Altri tipi di shampoo erano costituiti a base di soda caustica, borace, ammoniaca e altre sostanze decisamente poco salutari, ma li approfondiremo nell'articolo dedicato allo shampoo vittoriano.



Il culto delle trecce

Nell'Inghilterra vittoriana portare i capelli sciolti in pubblico sarebbe stato scandaloso, per cui tutte le donne di tutte le classi sociali, sin da quando compivano dodici o tredici anni fino alla morte, avevano l'abitudine di portare i capelli raccolti.
Giacché nel contempo la moda ricercava uno stile che desse un'apparenza sobria e naturale, la treccia divenne la base su cui costruire, poi, acconciature più o meno elaborate.
Le acconciature variavano a seconda dell'età e della classe sociale (approfondiremo questo aspetto in un articolo apposito), ma si basavano quasi tutte sulle trecce. Anche la fantomatica acconciatura di Sissi si basava sulle trecce.
La treccia, nelle sue diverse elaborazioni, veniva poi sostituita da raccolti twistati e ritorti con l'avanzare dell'età. Più una donna invecchiava, più semplici e modeste divenivano le sue acconciature.
L'obbligo di raccogliere i capelli, comunque, è uno dei fattori fondamentali che favorivano la crescita di queste chiome chilometriche in quanto la capigliatura quando è raccolta o intrecciata si mantiene compatta e resiste meglio sia all'azione degli agenti atmosferici (quello che io chiamo l'effetto pinguino), sia agli stress da trazione, torsione e tensione. Il principio è lo stesso delle corde: affinché una corda sia resistente viene realizzata intrecciando più corde insieme, che a loro volta sono fromate da altre corde, a loro volta costituite da più filamenti strettamente ritorti e intrecciati su se stessi.
Questa stessa pratica garantiva alla chioma di mantenersi sana e conseguentemente crescere sana e forte.
I capelli infatti venivano sciolti soltanto per poche ore al giorno. Al mattino e alla sera, quando venivano accuratamente pettinati e spazzolati.




La passione per i boccoli

In epoca vittoriana la moda prediligeva i boccoli, che precedentemente erano stati prerogativa dei bambini, anche sulle chiome femminili. Poiché non tutte le donne hanno boccoli di natura, chi era nata con i capelli lisci li arricciava in modo artificiale. Il metodo più diffuso era l'uso dei diavolini, pezzi di stoffa lunghi dai 5 ai 20 cm su cui si andavano ad arrotolare le singole ciocche accuratamente inumidite con acqua profumata.
Questo arricciamento artificiale si praticava la sera prima di andare a dormire, e le donne andavano a letto con i capelli accuratamente avvolti intorno ai diavolini così da poter sfoggiare al mattino dei boccoli definiti.
La pratica, pur avendo uno scopo puramente estetico, garantiva una protezione alla chioma dagli stress notturni causati dai movimenti involontari che un individuo compie durante il sonno.
Molte donne, inoltre, se non arricciavano propriamente i capelli con i diavolini, proteggevano i capelli durante la notte raccogliendoli in una o più trecce, ed evitavano l'odiato "liscio spaghetto" con le onde che segnano i capelli dopo una notte intrecciati.



Focus:
I capelli di Elisabetta d'Austria

I capelli e le differenze di classe


Visti i tempi e l'impegno richiesti, con gli scarsi mezzi dell'epoca e la necessità di un aiuto, alla cura di una chioma estremamente lunga e folta, questa pratica era fattibile solo da solo donne di un ceto sufficientemente abbiente da poter dedicare tempo, in quanto quelle dei ceti più poveri non solo non avevano mezzi economici , ma non avevano neanche tempo ed energie da dedicare alla chioma, visti gli orari massacranti di lavoro cui dovevano sottostare.
Le donne delle classi basse, dunque, non avevano modo di occuparsi più di tanto dei loro capelli. Oltretutto, la maggior parte di queste donne svolgevano mestieri che prevedevano la necessità di portare i capelli raccolti e coperti da foulard o cuffie (domestiche, operaie) per cui capelli estremamente lunghi sarebbero stati soltanto un intralcio e un peso inutile. Alcune di esse, comunque, facevano crescere i capelli con lo scopo di venderli in quanto in questo periodo era elevatissima la richiesta di capelli veri necessari a realizzare posticci per le donne nobili "meno fortunate" dal punto di vista genetico.



























I capelli come feticcio erotico


La grande attenzione per la cura dei capelli in epoca vittoriana ha un'origine ben precisa: ossia il valore della chioma come componente seduttiva di una donna.
Dobbiamo ricordare che nel 1800 la parità di genere non era ancora nemmeno stata concepita, la società era estremamente maschilista sotto molti punti di vista, la donna era considerata universalmente inferiore all'uomo, e il suo unico ruolo era quello di divenire una buona moglie e una buona madre e amministrare la casa.
Anche le donne che lavoravano non potevano definirsi emancipate. Le condizioni di lavoro e le paghe misere (le donne venivano pagate meno degli uomini in tutte le mansioni in quanto le si riteneva fisicamente meno capaci e quindi meno produttive) non permettevano a una donna di essere realmente indipendente dal punto di vista economico, per cui il loro ruolo principale restava comunque quello di moglie e madre.
Questo presupponeva che una donna giovane dovesse sfruttare al massimo le proprie potenzialità per attirare un buon partito, e una chioma lunga, fluente e sana aumentava esponenzialmente il valore attrattivo di una donna agli occhi degli uomini.
L'erotizzazione della chioma (che è comunque un fenomeno antichissimo, e che in epoca vittoriana vede solo la sua più sfrenata espressione) passa anche dalle chiome delle prostitute e le attrici, le quali erano le uniche a girare in pubblico con le chiome al vento, generando lo scandalo di tutte le signorine per bene.

Evelyn Nesbit, attrice e modella vittoriana
in uno scatto reputato "erotico" per l'epoca.






2 commenti:

  1. Grazie mille Claudia, sei fonte inesauribile di piacevoli nozioni!♥ Inoltre gli articoli sono sempre precisi ed esaustivi.

    RispondiElimina

Lasciami un commento <3