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22 luglio 2019

Lo shampoo vittoriano (epoca vittoriana 6) - Capellomanie Storiche




Nello scorso articolo abbiamo scoperto i principali ingredienti usati dalle donne vittoriane per lavare i capelli.
E' dunque più che naturale andare alla scoperta, oggi, di come la dama vittoriana praticasse lo shampoo.
Prima di entrare effettivamente nell'argomento, però, vorrei ribadire di nuovo un fattore importantissimo: il concetto di igiene in epoca vittoriana era molto differente dal nostro, mancavano tutte quelle conoscenze mediche e scientifiche che noi oggi diamo per scontate (non si conosceva l'esistenza dei batteri, ad esempio) e la medicina e la scienza erano ancora fortemente influenzate da luoghi comuni e deduzioni errate dei secoli precedenti, tutte cose che non potevano ancora essere confutate a causa di mancanza di strumenti adeguati. Per questo motivo quelle che i vittoriani definivano direttive igieniche a noi oggi appaiono decisamente antigieniche, ma i vittoriani erano poco puliti non per mancanza di volontà, solo a causa di conoscenze sbagliate e di mancanza di mezzi.


Origine della parola shampoo


Il secolo vittoriano è quello che ha dato al lavaggio dei capelli il termine con cui lo conosciamo oggi. La parola shampoo deriva da un termine indiano: champo hindi, un massaggio indiano che si pratica ancora oggi sulla cute per favorire l'attività follicolare. Il massaggio poteva essere effettuato a secco (come si vede nel video postato a fine paragrafo) oppure con l'aiuto dell'applicazione di un olio.
In origine, questo massaggio non servita a lavare i capelli, ma solo a favorire la crescita e prevenire la caduta dei capelli. E' proprio in questo periodo che lo champo hindi viene associato ai prodotti detergenti, dando al lavaggio dei capelli il nome shampoo.


Come si faceva lo shampoo


Abbiamo già visto nel primo articolo di questo viaggio nella capellitudine vittoriana che le donne del tempo lavavano i capelli molto meno frequentemente di quanto accade al giorno d'oggi.
Gli stessi medici sconsigliavano di lavare i capelli più di una volta a settimana, per cui l'intervallo di shampoo di una dama vittoriana andava da una a tre settimane, nel caso di donne benestanti, ed aveva tempi molto variabili e imprecisi nel caso di donne meno abbienti, le quali non avendo una fonte d'acqua in casa e pochi mezzi per riscaldarla, più frequentemente facevano lo shampoo al fiume e dipendevano dunque dalle condizioni climatiche e dalle temperature ambientali.
La maggior parte delle case era sprovvista di acqua corrente, e solo le dimore più ricche potevano usufruire di un pozzo personale. Per questo motivo i capelli venivano lavati in un catino, versando sul capo l'acqua, precedentemente riscaldata sul fuoco, con una brocca.
I manuali di bellezza del tempo suggerivano di massaggiare a lungo e con cura la cute con i polpastrelli per andare a purificare il cuoio capelluto, rimuovendo sebo e cellule morte, perché se da un lato è vero che la presenza di sebo sui capelli fosse considerata una protezione per i fusti, è anche vero che parzialmente si era compreso che troppo sebo (che però superava di gran lunga quello che noi attualmente consideriamo "troppo sebo") andasse a soffocare la cute causando un rallentamento e una discontinuità della crescita dei capelli. Soprattutto, in epoca vittoriana si dava particolare attenzione al massaggio, più che al prodotto detergente, in quanto si riteneva che la chioma non potesse venire fuori sufficientemente pulita se non veniva stimolato a dovere il circolo sanguigno su tutta la testa.
Lo shampoo vittoriano era un processo lungo e laborioso, in cui le donne avevano bisogno dell'aiuto di un'altra donna (la cameriera o la parrucchiera personale, oppure nel caso di donne meno ricche una parente o un'amica) soprattutto quando si aveva una chioma particolarmente lunga.
Generalmente, almeno per le donne benestanti, l'ora migliore per lavare i capelli era dopo cena (tra le diciassette e le ventuno).



Impacco pre-shampoo


La donna vittoriana praticava l'impacco nutriente pre-shampoo, oleando accuratamente i capelli dalle radici alle punte il giorno prima di lavare i capelli.
All'inizio dell'epoca vittoriana si usava ancora applicare grassi di origine animale come grasso d'orso (ritenuto al tempo anche un ottimo rimedio anticaduta), o burro vaccino. Successivamente si comprese che questi prodotti, troppo pesanti, risultavano eccessivamente occlusivi nei confronti della cute, e ad essi si preferirono oli vegetali come l'olio di macassar, l'olio di semi di lino, l'olio di ricino.
L'olio veniva applicato dalle radici alle punte e spazzolato con l'ausilio della cinghialina per circa venti minuti prima di andare a dormire, quindi la chioma veniva intrecciata e l'olio restava in posa fino al momento dello shampoo, effettuato il giorno successivo, generalmente la sera.
Esistevano inoltre già tutta una serie di ricette per i più svariati problemi tricologici, in particolar modo incanutimento e diradamento.
In un numero del 1873 del Young Ladies Journal a un lettore si suggeriva un impacco pre-shampoo anticaduta ottenuto mescolando olio di ricino e rum in parti uguali da frizionare accuratamente sulla cute la notte prima di lavare i capelli.

Il lavaggio dei capelli


Per consuetudine, l'ora dello shampoo era dopo cena (tra le 18:00 e le 20:00; vi ricordo che i vittoriani cenavano abbastanza presto) perché era l'ora in cui una dama aveva abbastanza tempo libero da dedicare ai capelli. Il resto della giornata, infatti, era sempre oberato di impegni familiari e sociali, e il tempo richiesto dallo shampoo era piuttosto corposo. Le donne povere invece lavavano i capelli a metà mattinata, quando potevano sfruttare la luce del sole per asciugare i capelli più in fretta.
Come abbiamo visto nell'articolo precedente, lo shampoo vittoriano era realizzato in casa con ricette tramandate di generazione in generazione e l'unico elemento industriale, quando lo si utilizzava, era il sapone di Castiglia.
Lo shampoo vittoriano, inteso come prodotto, era un composto che veniva prodotto homemade, personalizzando la ricetta a seconda delle necessità dei capelli.
I capelli potevano essere lavati in due modi: sciogliendo il preparato nell'acqua che poi veniva versata sui capelli (da una parente o da una domestica, in genere la cameriera personale), oppure spalmato direttamente sui capelli e lasciato in posa dai dieci minuti all'ora intera come fosse un impacco.
La maggior parte delle donne nobili poteva permettersi la seconda tipologia di shampoo, considerata anche più efficace. In questo caso l'ora dello shampoo poteva essere spostata anche al mattino. Sissi, ad esempio, faceva lo shampoo alle nove del mattino, anche perché la sua lunghezza smisurata richiedeva tempi di asciugatura molto lunghi.
Il punto focale dello shampoo era il massaggio. Moltissimi manuali di bellezza del tempo riportano l'importanza di massaggiare accuratamente e a lungo il cuoio capelluto così da purificarlo da tutti i residui di sebo, di pelle e di sporco che si erano andati ad accumulare in radice dallo shampoo precedente. Anche quando lo shampoo richiedeva una posa era importante massaggiare con cura la cute.
Le lunghezze venivano strofinate come si farebbe con una pezzuola in un lavaggio a mano, ma con delicatezza, affinché anche loro venissero perfettamente pulite.
Non essendoci l'acqua corrente (se non in rari casi eccezionali come alcuni grandi palazzi reali) i capelli venivano lavati separatamente dal corpo, piegandosi in avanti e raccogliendo i capelli in un catino. La cameriera o una parente avrebbero poi provveduto a versare sul capo della dama i prodotti detergenti e l'acqua del risciacquo.

Il risciacquo


Durante la fase del risciacquo le donne vittoriane avevano una pratica molto interessante, ossia partivano da un'acqua con una temperatura piuttosto calda e poi andavano via via utilizzando acqua sempre più fredda. I manuali consigliavano di raggiungere la temperatura più fredda che si era capaci di sopportare per dare compattezza e una sferzata di vita alla chioma.
Dopo l'accurato massaggio e lo strofinamento delle lunghezze, si versava l'acqua tiepida sulla nuca della dama che provvedeva a massaggiare i capelli dalle radici alle punte così da rimuovere tutti i residui di shampoo.
Il risciacquo era la fase più importante del lavaggio, in quanto tutte le donne sapevano che, se non avessero risciacquato a fondo e fosse rimasto qualche residuo, i capelli sarebbero rimasti appiccicosi e brutti da vedere.
Così si continuavano a versare brocche su brocche finché l'acqua usciva perfettamente limpida e si aveva la certezza che tutto l'impacco fosse stato rimosso dai capelli.

Talvolta per il risciacquo (come nel caso del lavaggio con le uova) si ricorreva a risciacqui originali, come idrolato di rose e rum, acqua di amamelide, vino bianco. 


Il risciacquo acido


Sono certa che adesso le più navigate staranno ridacchiando sotto il baffo, perché sì, il risciacquo acido è un lascito dell'epoca vittoriana.
Molto spesso si utilizzavano infusi e decotti, cui venivano aggiunti pochi cucchiai di aceto aromatizzato (aceto in cui erano stati lasciati macerare per un certo periodo di tempo fiori o erbe aromatiche) di cui il più famoso è l'aceto alle violette o alle rose.
Le tisane realizzate per il risciacquo acido avevano scopi precisi.

  • camomilla per ravvivare i riflessi biondi e rendere i capelli morbidi
  • rosmarino per prevenire l'incanutimento e lucidare i capelli
  • tè nero per rinforzarli
Non tutte le donne praticavano il risciacquo acido come risciacquo conclusivo, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, in alcuni casi si utilizzavano sostanze acide per favorire la rimozione dello shampoo dai capelli.

L'asciugatura 


Questa fase era il vero dramma della donna vittoriana. Il phon non esisteva (sarebbe stato inventato soltando nel 1890) e non esistevano mezzi per velocizzare l'asciugatura, che doveva avvenire naturalmente, sia in Estate sia in Inverno.
Al termine dello shampoo, i capelli venivano strizzati accuratamente per rimuovere quanta più acqua in eccesso possibile, e quindi avvolti strettamente in un telo di lino. Quando il telo si impregnava, veniva sostituito con un secondo, e se necessario terzo telo.
A questo punto la dama indossava una mantellina impermeabile e iniziava a pettinare i capelli, perché districandoli velocizzava l'asciugatura.
Questa operazione veniva effettuata in una camera protetta dalle correnti d'aria, possibilmente riscaldata dal camino, ma non nei pressi dello stesso perché l'eccessivo calore del fuoco avrebbe danneggiato i capelli.
Asciugare i capelli richiedeva moltissimo tempo, e spesso le dame andavano a dormire con la capigliatura ancora umida. Questo è il principale motivo per cui moltissime donne si ammalavano molto facilmente, a volte rimettendoci la vita.

Lo shampoo di Sissi




Sissi dedicava un giorno ogni tre settimane interamente allo shampoo. Il suo rituale iniziava alle nove del mattino e terminava all'incirca sei-otto ore dopo. La sua fantomatica ricetta a base di tuorli d'uovo e cognac veniva spennellata dalle radici alle punte dalle laboriose mani delle cameriere, che poi raccoglievano la chioma e lasciavano in posa l'impacco per il tempo necessario (alcune fonti dicono trenta minuti, altre addirittura due ore).
Durante la posa, Sissi studiava o scriveva lettere a parenti e amici.
Al termine della posa i capelli venivano sciolti e adagiati in un catino, e risciacquati con cura con acqua e aceto alla violetta fino a rimuovere ogni residuo.
L'asciugatura della chioma chilometrica di Sissi era uno strazio. Fonti del tempo ricordano l'Imperatrice che, a capelli sciolti, andava avanti e indietro in una stanza, tra le finestre spalancate e il camino acceso (sia che fosse Inverno, sia che fosse Estate) finché i suoi lunghi capelli non erano perfettamente asciutti. Con una massa che probabilmente raggiungeva i 16 cm di girocoda, possiamo ben immaginare perché uno shampoo richiedesse all'Imperatrice un'intera giornata.

Anche oggi il nostro viaggio nella capellitudine vittoriana si ferma qui, ma nessun timore, riprende nel prossimo articolo della rubrica.

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